Ostuni, conosciuta come la Città Bianca, è uno dei luoghi turistici più frequentati della Puglia, nel nord della provincia di Brindisi a metà strada fra la Valle d’Itria e l’Alto Salento.
Questo meraviglioso borgo dalle pittoresche case bianche sorge su un’altura della propaggine meridionale delle Murge, in un territorio circondato di ulivi e masserie, un tempo racchiuso fra le mura aragonesi di cui restano tracce solo nei pressi di due delle originarie quattro porte: Porta Nova, del XII secolo, e Porta San Demetrio, del XIII secolo.
Il primo abitato del XI secolo a.C. divenne poco tempo dopo un insediamento messapico, poi colonia romana, centro fortificato bizantino, normanno, aragonese e così via seguendo le varie dominazioni che si avvicendarono sul territorio pugliese, fino a diventare un comune libero solo nel 1806.
Il bianco della calce sui muri delle abitazioni del centro storico non era solo un modo per contrastare la diffusione della peste e di altre malattie (per le proprietà antisettiche di questo materiale), ma un’eredità bizantina per donare candore a vicoli e stradine, insieme alla divisione urbanistica dell’abitato in pittakia, ai nomi delle contrade, ai trappeti e altro ancora.
Cosa vedere a Ostuni
Sul colle più alto dei tre su cui sorge il centro storico di Ostuni c’è La Terra, il borgo più antico tutto fatto di vicoletti, scale e suggestivi scorci dove si concentra la maggior parte della bellezza e del fascino di questo abitato pugliese.
Sul punto più alto si trova la Concattedrale di Ostuni, costruita tra il 1435 ed il 1470, in stile tardo-gotico con tre portali ogivali ed il grande rosone centrale con 24 raggi riccamente lavorato. La Concattedrale è dedicata a Santa Maria Assunta, con un interno barocco suddiviso in tre navate da colonne, dove si trovano pregevoli sculture e pitture.
Sugli altri lati del largo in cui si affaccia la cattedrale si trovano il Palazzo Vescovile ed il Palazzo del Seminario, collegati dalla splendida loggia barocca dell’Arco Scoppa, una galleria originariamente in legno che nel 1750 è stata rifatta in pietra.
A poca distanza dalla cattedrale si trova la Chiesa di San Vito Martire, uno dei monumenti più significativi di Ostuni perché considerato fra i migliori esempi di rococò pugliese. La chiesa, costruita nel 1750 sui resti di una precedente chiesa medievale, è detta anche delle Monacelle perché si trova accanto al convento del ‘700 usato dalle Carmelitane fino a qualche decennio fa.
Diventato di proprietà comunale, adesso il complesso ospita il Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia meridionale, con reperti archeologici di tutta l’area delle Murge meridionali. La scoperta più interessante che si può vedere è probabilmente lo scheletro della cosiddetta Donna di Ostuni, una gestante morta di parto risalente a circa 27mila anni fa, ritrovato presso grotta di Santa Maria di Agnano.
La particolare Chiesa di San Giacomo di Compostela è stata eretta dal 1423 per volere del nobile Pietro Caballerio, quasi incastonata tra i tanti palazzi imbiancati a calce nell’antico centro, caratterizzata dal bellissimo archivolto a sesto acuto del portale. Due belle colonne in carparo ai lati dell’altare maggiore, probabilmente in origine erano le colonne terminali di un porticato che si trovava nella casa di un debitore del nobile su cui venne edificata la chiesa.
A delimitare e nello stesso congiungere la parte più antica del borgo e quella più ottocentesca c’è la bella Piazza della Libertà, vivace salotto cittadino in cui si trovano altri importanti monumenti da vedere a Ostuni.
Fra questi spicca la Guglia di Sant’Oronzo, la colonna in pietra scolpita dallo scultore ostunese Giuseppe Greco ed eretta nel 1771, uno dei più bei monumenti in stile barocco salentino. Il settecentesco obelisco è alto una ventina di metri, con in cima la statua del santo patrono, protettore di Ostuni.
La Chiesa di San Francesco, con l’attiguo ex monastero francescano, è stata edificata inizialmente nel 1304 in stile gotico, ma a partire dal 1615 è stata ricostruita e trasformata in stile barocco. È tra le chiese più importanti di Ostuni, con l’interno ad unica navata arricchito da statue lignee e interessanti tele, oltre che da una elegante cupola.
Nel 1863 ebbe inizio la trasformazione del palazzo monastico in Municipio, con modifiche anche alla chiesa per renderli più simili nel prospetto. Successivamente, nel 1882, sulla sommità del palazzo comunale venne aggiunto un frontone con al centro un orologio.
Più rientrata rispetto alla piazza c’è anche la Chiesa dello Spirito Santo, ricostruita nel 1637 conservando il portale della precedente chiesa rinascimentale. Molto particolare sul portale la lunetta in cui è scolpita la Dormitio Virginis (il trapasso e l’assunzione della Vergine Maria in Cielo), un culto da sempre molto sentito in un territorio composto da fedeli che “erano greci per culto e per lingua”.
A breve distanza, sempre nella parte più recente della città di Ostuni si trova anche la Chiesa dell’Annunziata, rifatta nel XVII secolo su un precedente tempio del XII o XIII secolo di cui rimangono gli affreschi della cappella del Crocifisso. L’edificio religioso, a tre navate, custodisce pregiate opere d’arte e tele, tra cui la Deposizione di Paolo Veronese del 1574. Molto bello il chiostro interno del convento, protagonista della tutela del patrimonio culturale e paesaggistico della locale sezione di Italia Nostra.
Nel pittoresco borgo pugliese, esplorando le labirintiche stradine del suo centro storico, è impossibile non vedere anche i tanti palazzi nobiliari delle famiglie aristocratiche di Ostuni, tra cui il palazzo ducale Zevallos, i palazzi dei Ghionda, dei Falgheri, dei Petrarolo, degli Ayroldi e altre signorili ed eleganti abitazioni dei signori locali.
Appena fuori dalla parte moderna dell’abitato, chi visita Ostuni può vedere un altro interessante monumento di architettura religiosa: la chiesa rupestre della Madonna della Nova, costruita nel 1561 davanti a una cripta basiliana. Nella parte superiore della semplice facciata c’è un pregevole rosone con la figura del Cristo risorto, circondato da una raggiera ad archetti trilobati racchiusa in una cornice di tre cerchi concentrici.
All’interno, sopra l’altare in stile rococò, un bassorilievo cinquecentesco raffigura la Vergine in trono. Due accessi ai lati dell’altare conducono all’antica grotta naturale lunga quasi 39 metri, in cui si trovano bellissimi affreschi probabilmente di epoca bizantina ed altri più recenti. Nel territorio sono tante le cripte basiliane che gli amanti di arte e archeologica possono esplorare.
Il Santuario di Sant’Oronzo
Sul Monte Morrone, circa 3km fuori da Ostuni, dove la Murgia meridionale termina verso le pianure del Salento, gli ostunesi hanno avuto sempre una presenza continua negli ultimi secoli per la devozione a Sant’Oronzo.
Sant’Oronzo è stato scelto come patrono nel 1656 per aver protetto Ostuni e il Salento dalla peste, che in quegli anni flagellava l’Italia meridionale. Per lo stesso motivo divenne anche il santo protettore della città di Lecce, prendendo il posto di Sant’Irene.
Il Santuario di Sant’Oronzo è stato voluto verso la fine del 1700 per devozione nei confronti del santo, edificato su una cripta basiliana affrescata. Accanto al santuario c’è una gradinata (percorsa in ginocchio da molti fedeli), che attraverso un arco trionfale porta alla fonte di Sant’Oronzo, il luogo in cui il santo fece sgorgare una sorgente d’acqua fra le rocce per dissetarsi.
Sull’edicola votiva della fonte c’è la statua di Sant’Oronzo, voluta dagli ostunesi fra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800, sulla collina da cui domina tutto il territorio fino al mare.
Oronzo si fa risalire alla città di Lecce, nei primi tempi del Cristianesimo, dove insieme al nipote Fortunato accoglie Giusto, mandato da San Paolo a portare l’annuncio del Vangelo. Durante la persecuzione di Nerone, secondo la tradizione, Oronzo da Lecce arriva sulle colline di Ostuni per rifugiarsi nella grotta che oggi si trova all’interno della chiesa.
La Cavalcata di Sant’Oronzo
I festeggiamenti in onore di Sant’Oronzo si tengono ogni anno dal 1793. Il momento clou è la processione del 26 agosto conosciuta come “la Cavalcata di Sant’Oronzo”, lo spettacolare corteo al quale prendono parte una trentina di cavalli riccamente bardati, montati da cavalieri vestiti con il tradizionale costume di colore rosso, per seguire la statua d’argento del santo per le vie della città, dalla Cattedrale fino al Santuario di Sant’Oronzo che si trova poco fuori Ostuni.
Secondo gli storici, la cavalcata rappresenterebbe il segno di riconoscenza dei vaticali (carrettieri che trasportavano la mercanzia nelle altre parti dell’Italia borbonica) verso il santo patrono, che ne proteggeva i traffici. L’usanza ebbe origine per la necessità di sostituire nel XVII secolo i ventiquattro titolari del corteo, che con le loro insegne nobiliari portavano il loro santo protettore Oronzo in processione per la città proprio il giorno del 26 agosto.
Per sfuggire alle angherie del duca Giovanni Zevallos, signore di Ostuni, questi nobili cavalieri fuggirono dalla città. I carrettieri vaticali vi si sostituirono e ne assunsero le divise per accompagnare il santo, in sella ai cavalli sontuosamente bardati.
La spettacolare processione, che procede al ritmo di un trio di flauto, tamburo e grancassa, è un grande evento che richiama tantissimi fedeli, curiosi e turisti per i festeggiamenti del santo, insieme alla musica ed ai fuochi pirotecnici.